Quando si pensa ad un passaggio dall’essere un dipendente con un solido contratto presso una multinazionale a diventare un imprenditore, ci si immagina grandi momenti di confronto e riflessione, un’attenta pianificazione strategica del futuro, ore spese a costruire business plan e piani operativi ed una forma mentis che ti pone d’innanzi alla fatidica decisione di lasciare – come direbbe Checco Zalone – il posto fisso per un futuro meravigliosamente incerto che assume una convinzione militaresca.
Per me è stato tutto il contrario, perché la mia scelta è stata dettata dalla spregiudicatezza tipica dei 30 anni, da un pizzico di sana presunzione e dalla convinzione che, comunque fosse andata, avrei portato a casa il mio.
Il fatto è che ho sempre creduto molto in me e nella mia capacità di generare risultato in un settore che ho amato fin dal primo momento.
Non ho fatto piani, non ho costruito elaborati e prospettici file di Excel , non ho pensato alla busta paga soddisfacente che mi arrivava tutti i mesi, semplicemente mi sono fatto guidare dal cuore, dall’istinto e dalla passione; e, tolto un primo periodo di inconcepibile arroganza, sono bastate le prime porte in faccia per ridimensionarmi e pormi davanti al fatto che avrei dovuto resettare tutto e partire da zero imparando un mestiere nuovo, per fare sì che alla passione unissi l’umiltà, la voglia di crescere, la fame di conoscenza e il sogno di fare, prima o poi, la differenza.
Io e l’imprenditore siamo cresciuti insieme, tra soddisfazioni e delusioni, percorrendo una strada su cui ancora cammino con la fame tipica di chi vuole arricchire passo dopo passo il proprio bagaglio.
Ciò che fino ad ora ha lasciato il segno più marcato e ha generato le più grandi soddisfazioni è un aspetto della vita da imprenditore che inizialmente non avevo preso in considerazione: la gestione delle persone che lavorano insieme a me.
Sono sempre stato un battitore libero, e me ne sono vantato per anni… ma è stato facile e naturale ricredersi (è la cosa di cui più sono grato), perché più che i contratti, il fatturato, la redditività, i margini, ho imparato che la crescita di un imprenditore avviene solo quando impari a condividere il cammino con le persone che ti sono affianco ogni giorno, ognuna delle quali, se impari a valorizzare le azioni, ti porta un pezzettino fondamentale senza il quale non si raggiungerebbe alcun traguardo.
Mi alzo ogni mattina con la convinzione che ogni giorno potrò aggiungere una lezione imparata che mi arricchirà, che nel mio caso è la ricetta che tiene vivi i due ingredienti fondamentali che ho raccontato qualche riga fa, le due emozioni imprescindibili che ancora mi generano l’effetto “wow”, il cuore e la passione!